Astro-Curiosità
IL RESPIRO DI MARTE
IL RESPIRO DI MARTE
La cosa più bella di uno sguardo astro-logico alla realtà è che spesso assisti a delle cose che da un lato rappresentano una conferma di tutto ciò che hai pensato in base ai cielo e ai transiti del momento; dall’altro salti sulla sedia perché, benché simbolicamente coerenti, sono comunque più sbalorditivi di quanto avessi immaginato. Accade di continuo soprattutto con le “macro-previsioni”, con quelli scenari cioè che ci riguardano un po’ tutti a prescindere dal nostro segno zodiacale.
Sono giorni che parlo della “Stagione dello Scorpione” come di un periodo che di anno in anno a novembre ci porta a scavare oltre la superficie delle apparenze alla ricerca di un senso più profondo e nascosto. Ne ho parlato in termini psicologici, auto-analitici, esistenziali in tanti post dei giorni scorsi (tra i quali questo). E sono anni che parlo di questi primi passi nell’età dell’Acquario come di un’era che cambierà definitivamente il nostro sguardo sulla realtà grazie alla consapevolezza che non siamo soli. Una fase iniziata alla fine degli anni ’60 (con le prime missioni sulla luna) quando le prime note dell’età dell’Acquario hanno iniziato a sovrapporsi alla note finali dell’età dei Pesci che volge ormai al tramonto. E’ un’era che entrerà pienamente a regime nel 2150: adesso siamo in un “interregno” nel quale ciò che abbiamo sempre pensato si sovrappone alle prime avvisaglie di ciò che penserà l’uomo di domani.
Non solo. Siamo alla vigilia del 2020, un anno che anche per altri versi rappresenta l’inizio di una nuova era. Vediamo perché. L’anno prossimo Giove e Saturno si congiungono al grado zero dell’acquario. La loro congiunzione di per sé non rappresenta un fatto eccezionale perché avviene ogni vent’anni. Ma la cosa interessante (e qui viene il bello) è che per dodici volte in un arco di 240 anni si congiungono in segni dello stesso elemento. Poi passano all’elemento successivo, ed è esattamente ciò che accade nel 2020. Dopo 240 anni di congiunzioni in segni di terra, si prendono per mano, attraversano il confine tra Terra ed Aria e si congiungono in Acquario. E così facendo danno vita ad un nuovo ciclo di 240 anni che terminerà nel 2260 e che ci porterà nel pieno dell’Età dell’Acquario.
Apriamo una parentesi: con la congiunzione dello prossimo anno termina una fase di 240 anni iniziata nel 1782, gli anni della rivoluzione francese, dell’indipendenza americana, dell’illuminismo e della rivoluzione industriale. Sono stati 240 anni che attraverso la rivoluzioni, attraverso la definizione dei confini (spesso per mezzo di guerre ed iniziative di conquista), attraverso la formulazione delle Costituzioni hanno portano alla definizione degli stati moderni. D’altro canto appare quasi naturale, perché si è trattato di un ciclo che ha avuto luogo nei segni di terra, e la terra per sua natura è frazionabile, divisibile, misurabile. Ci puoi mettere confini, e resteranno impressi nella sua materialità. Adesso inizia un ciclo nei segni d’Aria e l’aria, a differenza della terra, è mobile. La sua vocazione non è “stare” ma “circolare”. E questo mi suggerisce che una serie di confini che abbiamo messo per quasi due secoli e mezzo diventeranno via via meno marcati. Del resto, ce lo suggerisce anche Madre Terra con le sin troppo note tematiche dell’ambiente. Noi possiamo anche stabilire un confine, ma ciò che fai tu al di là della linea di demarcazione finisce inevitabilmente per arrivare al di qua. Perché l’aria si muove, come Chernobyl ci ha tristemente insegnato.
Allargando il discorso, questo significa che ci sono temi che ci riguardano tutti e che non possiamo considerare “miei” o “tuoi”: sono invariabilmente “nostri”. Significa che una serie di punti fermi nei quali abbiamo fermamente creduto potrebbero cambiare, che una serie di confini diventare più labili. Anche (o forse soprattutto) con riferimento al fatto che più ci intriga e spaventa al tempo stesso. Che al di fuori del confine della nostra terra ci siano altre forme di vita.
Ed ecco che nei giorni della Luna Piena formata dal Sole in Scorpione (verità nascoste) e dalla Luna in Toro (la Madre Terra), nei giorni della rara congiunzione di Mercurio retrogrado con il Sole, spunta una foto di Marte, con un refolo d’ossigeno che sbuca da una cavità sotterranea. Sbalorditivo. Perché si tratta di un’immagine che ci svela qualcosa di nuovo, ma che allo stesso tempo è perfettamente in linea con il trend segnato da tutti questi grandi transiti. Perché parla di una verità che arriva da “sottoterra” (dal profondo che sta oltre il visibile) e ci porta a chiederci: siamo sicuri che esista solo ciò che vedono i nostri occhi?
Tra l’altro Marte è un pianeta molto simile al nostro. Ha un’inclinazione dell’asse planetario pressoché identica, ha le nostre stesse stagioni, ha ancora un’atmosfera anche se molto più sottile della nostra. Ha canyon e crateri che forse un tempo erano laghi e oceani. In un tempo lontanissimo la sua protezione atmosferica si è assottigliata, ha avuto un suo buco dell’ozono e le sue acque sono evaporate. L’uomo di Marte si è estinto o forse si è solo rifugiato nel sottosuolo, dove in qualche modo è riuscito a sopravvivere. A questo aggiungiamo che l’etimologia di “Adamo” è “uomo di terra rossa” e ne abbiamo abbastanza per cogliere quanto meno un nesso tra questi due pianeti. Per il momento non vado oltre con le suggestioni perché mi pare che fin qui ne abbiamo già a sufficienza, ma anche questo è un aspetto che vorrei approfondire meglio in futuro. Per il momento fermiamoci al refolo d’ossigeno, perché mi sembra che nell’ambito di uno scenario planetario come quello descritto questa notizia che giunge dal sottosuolo sia assolutamente suggestiva. E che riesca perfettamente nel suo “compito” di farci valutare scenari più vasti di quelli considerati finora.
Poi mi viene in mente un’altra parentesi, e già so che questo post sarà sconfinato. Prima parlavo delle opposizioni tra Giove e Saturno come di un fenomeno che avviene ogni 20 anni. Una curiosa circostanza legata alle congiunzioni tra i due giganti gassosi è che portano spesso a parlare di muri, confini e divisioni. Basta citare la costruzione del Muro di Berlino nel 1961 con una precedente congiunzione, e la sua demolizione nel 1989 quando si avvicinava l’opposizione tra i due pianeti. E non serve citare il muro di Trump e i “muri marini” contro i barconi di immigranti cui stiamo assistendo adesso che i due pianeti sono vicinissimi alla congiunzione. E possiamo star certi che se avessimo indizi fondati della presenza di vita su Marte, in questo scenario uno dei temi ad accendersi sarebbe proprio: che intenzioni hanno? Come possiamo “difenderci”?
D’altro canto però bisogna dire due cose. La prima è che la congiunzione tra i due non ha la funzione di erigere muri, ma ancor prima di evidenziare temi di fronte ai quali bisogna prendere posizione perché non è più possibile restare indifferenti. Tant’è che anche con i “muri” citati se c’è chi li vuole, allo stesso tempo si sente più forte anche la voce di chi non li vuole. La seconda è che la congiunzione del prossimo anno sarà la prima della sequenza in aria (mobile, aperta) dopo lunga sequenza in terra (più statalista e segmentata per definizione). E quindi forse più incline a capire che certe cose “viaggiano senza passaporto” (per citare Fossati) e non è possibile chiudere loro la porta in faccia. Piuttosto (altro insegnamento dell’aria) ciò che conta è capire come integrarle nel nostro vissuto e conviverci. Anche perché sono porte difficili da chiudere, mentre al contrario aprirle significa arricchirsi moltissimo.
Per il momento mi fermo qui, perché questo più che un post è un flusso di coscienza scritto dal cellulare e lo vorrei lasciare così. E credo che una astro-visione saggia della realtà non tenti di prevedere risposte, ma si accontenti di sollevare domande. Ma se devo dire la mia, non credo che la foto di Marte appaia “a caso” in questo momento. E penso che ne sentiremo parlare ancora per molto, molto tempo. Ringrazio di cuore chi è arrivato fino a qui nella lettura, perché sono i lettori che somigliano di più alla mia scrittura. Perché ciò che ci accomuna è un’insaziabile curiosità e l’altrettanto insaziabile ricerca di un senso.
(to be continued)
Con amore,
xxx
S*
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