Astro-Curiosità
IL PERSONAGGIO DEL CAPRICORNO: TITO (“TITO E GLI ALIENI”)
Il Capricorno segna l’esatto punto d’incontro tra la visionarietà dell’architetto e il rigore dell’ingegnere. La sua capacità di guardare alla collina brulla immaginando la cattedrale che vi sorgerà un giorno – per utilizzare un’immagine letteraria tratta da I pilastri della terra di Ken Follett – non ha pari nell’intero Zodiaco. Ma al Capricorno non basta immaginarla: vuole costruirla, a prescindere dall’impegno e dalla dedizione che richiederà l’impresa. E una volta realizzata, vuole che stia in piedi a lungo sfidando le prove del tempo. Viene al mondo con un grande “progetto di vita”, spesso chiaro sin dalla tenera età, e non si dà per vinto fintanto che non ha tagliato quel traguardo. Certo, alle volte può sembrare rigido, severo, tutto d’un pezzo, ma è il prezzo dell’ambizione: servono rigore e autodisciplina per spostare il “confine” sempre un metro più in là. Per fare ciò che gli altri non osano neppure immaginare. In questo senso, ha molto in comune con il Sagittario, suo vicino di segno: entrambi sono legati a un desiderio di espansione che richiede inevitabilmente di allargare l’orizzonte del possibile. Ma se nel Sagittario prevale il fuoco di uno sguardo idealista e visionario, nel Capricorno è la terra della concretezza ad avere la meglio. Sulla scia di queste riflessioni, mi è venuto in mente un bellissimo personaggio magnifico che si posiziona esattamente a cavallo di questa linea di confine: Tito (Valerio Mastandrea) in Tito e gli alieni. Più orientata verso il Sagittario è la sua passione per lo spazio profondo, espressione di quel desiderio di “spaziare” che anima appunto il segno. Ma guardando la sua natura silenziosa, volta all’ascolto e alla riflessione, il suo isolamento nel deserto del Nevada, non può che apparirmi invece l’indole solitaria e austera del Capricorno. E ancor prima, sono le reali motivazioni che l’hanno portato sin là a farmi pensare al segno: lasciarsi alle spalle il dolore per la perdita della moglie. Perché il Capricorno fa così: quando è ferito, si isola. Preferisce non mostrare il proprio lato più fragile, emotivo, temendo forse che possa compromettere la sua autorevolezza. Sotto sotto però ce l’ha, egregiamente espresso dalla coda di pesce che appartiene all’iconografia del segno. Gli permette di muoversi in acqua, in quel mondo emotivo col quale il Capricorno ha in comune più di quanto non (si) pensi. Più Quanto più si sentirà vicino alla vetta delle sue aspirazioni, tanto più si concederà di viverlo e mostrarlo al mondo.