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I CONFINI DEL SISTEMA SOLARE (URANO, NETTUNO, PLUTONE)
I CONFINI DEL SISTEMA SOLARE (URANO, NETTUNO, PLUTONE)
Per migliaia di anni, l’uomo ha pensato che Saturno rappresentasse l’ultima frontiera del Sistema Solare, semplicemente perché è l’ultimo pianeta che può essere osservato ad occhio nudo. In questo modo, ha assunto il suo significato di “fine delle cose”, limite invalicabile del nostro personale universo. Saturno è il pianeta delle strutture portanti, e potremmo dire che fino a quel momento la civiltà doveva raggiungere un livello di struttura adeguato e sufficiente per poter progredire. Fino a quel momento, doveva tenersi Saturno come ultimo avamposto del sistema. Altro non c’era altro da indagare.
In questo senso, il ‘600 rappresenta un po’ uno spartiacque, e grazie all’invenzione del telescopio che dobbiamo a quel genio assoluto di Galileo l’umanità entra in un ‘700 che riserva delle sorprese assolute. È proprio come una sorpresa, in maniera del tutto inattesa, frutto della scoperta di un astronomo dilettante, giunge Urano ad illuminare il Diciottesimo Secolo, nel 1781 per la precisione. “Sorpresa” è la parola chiave: per millenni l’uomo era stato convinto che Saturno rappresentasse l’ultima frontiera, il confine del sistema, e invece no. E Urano diventa il simbolo di questa “sorpresa”, del lampo di conoscenza che squarcia le tenebre e mostra nuovi scenari in grado di sovvertire l’ordine conosciuto delle Cose. Urano rappresenta (anche nel tema di nascita di ognuno di noi) la conoscenza superiore. Come Mercurio (pianeta dell’intelligenza), ma un’ottava più in alto: il colpo di genio.
L’uomo ne fa largo “uso” nel ‘700, e nascono l’Illuminismo, la Rivoluzione Industriale che grazie alla macchina a vapore e all’automazione dei processi produttivi cambia per sempre il concetto di “produzione” e spalanca le porte al mondo di oggi, con tutti i pro e i contro. Eh si, perché fino al ‘700 concetti come inquinamento e disoccupazione erano – al pari di Urano – del tutto assenti dal vocabolario umano. Perché si produceva solo ciò che occorreva, e per produrlo si impegnavano esattamente le stesse braccia di chi poi consumava. Era un ciclo che non portava al “progresso” (altro termine chiave nella definizione di Urano) ma che non lasciava fuori nessuno. Con Urano tutto cambia, la macchina affianca e supera l’uomo, la produzione aumenta in modo esponenziale, l’uomo inizia a perdere il lavoro, l’industriale inizia ad utilizzare materiali combustibili per alimentare le macchine e si disfa delle scorie gettandole nei fiumi. Il dado è tratto: benvenuti nella Modernità.
La Storia procede per azione e reazione, per tesi ed antitesi (meno spesso, per sintesi) e la reazione al ‘700 non tarda a farsi sentire. Ed entriamo nell’Ottocento, un secolo di recupero del senso della dignità umana, con la nascita delle prime organizzazioni umanitarie, con l’introduzione del concetto di “beneficenza” (che nasce per dare una mano a coloro che dal 700 non avevano tratto alcun beneficio, i disoccupati Dickensiani). E l’araldo di tutto questo è Nettuno, scoperto da un francese nel 1848, pianeta del Romanticismo nel senso più alto del termine. Nettuno è il Graal, quella forza misteriosa e potente che spinge l’uomo a guardare verso l’alto, ad interrogarsi sul senso della vita, e soprattutto a superare i confini del proprio egoismo per raggiungere qualcosa di più alto ed universale. È questo il Nettuno degli ideali, signore dei Moti e delle Rivoluzioni dell’800, dei tanti che hanno reagito alle ingiustizie sociali del 700 con la propria vita. Ma Nettuno è anche il signore degli oceani, e come si sa le cose in acqua appaiono più grandi e vicine di come non siano in realtà. E quindi Nettuno è sì il pianeta degli ideali e del sacrificio, dell’ispirazione e del l’elevazione spirituale, ma è anche il pianeta della confusioni, della perdita del senso del Sé, che se ci fate caso è il rovescio della medaglia della rinuncia all’egoismo per sacrificare la propria vita ad un ideale. A forza di andare oltre me stesso per unirmi ad un senso di umanità più ampio, io perdo il senso dei miei confini personali. E infatti sempre nell’800 abbiamo la nascita delle prime forme di “fuga dalla realtà”, dall’alcolismo alle prime tossicodipendenze, fino ad arrivare alle forme più elevate di traduzione artistica di questo senso di rifiuto del reale con i Poeti Maledetti. L’800 è anche il secolo della nascita della Croce Rossa e della medicina moderna e soprattutto della chirurgia grazie all’invenzione dei primi anestetici, che in termini simbolici sono comunque un’altra forma di fuga dalla realtà.
E dopo questo ‘800 di elevazione che porta però anche confusione e perdita del sé, giunge il Novecento. Altra rivoluzione per reazione: nuovamente il mondo occidentale cambia faccia. Questa volta è Plutone l’araldo dei cambiamenti, il più piccolo e denso dei pianeti, il più lontano dal Sole (almeno per il momento) e quindi il meno illuminato, che rappresenta proprio la parte più profonda dell’inconscio, quel pozzo profondissimo dal quale affiorano desideri, pulsioni ed istinti. È il carburante che fa muovere la macchina-uomo, grazie a forze basilari che lo tengono in vita: fame, sete, paura, senso del pericolo, istinto di sopravvivenza. Tutto questo e molto altro è Plutone, che potremmo sintetizzare in una sola parola: potere.
E il ‘900, naturalmente, è il secolo del potere. Del potere che diviene bramosia e fame di conquiste, che porta l’Europa a combattersi con le due grandi Guerre Mondiali, che esaspera la fame di colonialismo. Del potere che è sempre fonte di conflitti, soprattutto quando si tratta di garantirne o impedirne l’accesso e la divisione. Il ‘900 è il Secolo delle grandi sperequazioni: dei neri che giungono ad affermare una propria identità solo alla fine degli anni ’20 con la prima quadratura Plutone-Urano. Alle donne che ci arrivano solo alla fine degli anni ’60 con la congiunzione Plutone-Urano. E ai gay che ci stanno arrivando adesso sotto la nuova quadratura Plutone-Urano.
Ma prima di ogni altra cosa, il ‘900 è il secolo della creazione del “potere economico”. La Borsa Valori, le speculazioni finanziarie e valutarie, la creazione di beni immateriali “suggestivi” che fanno aumentare a dismisura il prezzo (ma non il valore) dei prodotti sui quali sono apposti: basta pensare ai marchi celebri (Coca-Cola) che apposti di un bene di consumo differente da quello per il quale sono stati creati ne decuplicano il costo.
Insomma, nel ‘900 l’uomo si erge a divinità e pretende di creare un sistema di valore totalmente dissociato dal valore naturale delle cose. Azioni di borsa che valgono “+” o “-“ al di là dei beni che rappresentano, beni di consumo che valgono in quanto griffati, valute che salgono o scendono a seconda della credibilità del paese di appartenenza nella scacchiera internazionale. Per la prima volta nella storia dell’umanità che conosciamo, non è il valore a determinare il potere ma il potere a (pretendere di) determinare il valore. E questo va apertamente contro-natura. Una bistecca “vale” in base al potere calorico che apporta. Un indumento “vale” in base al potere di coprirmi e scaldarmi. Una banconota vale in base ad un accordo convenzionale (il suo “potere d’acquisto”) ma di per sé non apporta calorie, non riscalda, non ha valore naturale.
Questo stato che sovverte l’ordine naturale delle cose non può durare a lungo. E così il “neo-arrivato” Plutone in quadratura con Urano comincia ad indicare all’uomo che si sta allontanando dalla strada maestra. Lo ha fatto con il crack del ’29, con il venerdì nero delle Borse, all’epoca della quadratura che Plutone e Urano hanno formato nel 1925/30. E l’ha rifatto dal 2008, quando economia e finanza sono nuovamente entrate in crisi, in concomitanza con una nuova quadratura tra Plutone e Urano. Gli esperti di economia e finanza ancora si sforzano, 70 anni dopo la prima crisi, e 7 anni dopo la seconda, a trovare una spiegazione, ma nessuno sa realmente spiegare cose sia andato in tilt, perché – a mio parere– si sforzano a cercare la causa in mezzo agli effetti. Il crollo è “di sistema” perché l’uomo nel creare un sistema fittizio di valori in aperto contrasto con il valore naturale delle cose ha mangiato per l’ennesima volta il frutto proibito, ha creato una società distorta e distonica e si è allontanato da un centro. E dal momento che l’uomo non è un essere “auto-correttivo”, non si rende conto da solo di aver preso una direzione sbagliata e non si auto-regola. E quindi ci pensa il sistema naturale a riportarlo sulla retta via, come un cagnone che si scrolla di dosso le pulci quando il prurito supera la soglia della sopportazione.
E allora, riprendendo la carrellata dei secoli moderni, giungiamo al 2000, punto di partenza di un nuovo Secolo e di un nuovo Millennio. E con tutta probabilità c’è un nuovo pianeta là fuori, più esterno e periferico, più lontano e buio di Plutone, che attende solamente di essere scoperto. Ma soprattutto c’è un importante messaggio planetario che attende di essere consegnato agli uomini. E, secondo me, si tratta di un pianeta che sarà associato al segno del Toro e che ci parla proprio del “valore naturale delle cose”, di un valore che non può più prescindere dalla “Natura”, di un uomo che torni in simbiosi con la natura – l’artigiano che trasforma la gemma in gioiello – e che smetta invece di saccheggiarla. Sul finire del ‘900 abbiamo avuto moltissime “anticipazioni” di questo tema: dal surriscaldamento globale, al buco nell’ozono, alla crisi energetica, all’ansia per il millennium bug, e così via.
Pensate solo – in questa stessa direzione – alle molteplici “possibilità” offerte dalla digitalizzazione: prima esisteva l’album delle fotografie, adesso io milioni di byte d’immagini memorizzate chissà dove, finisco per dimenticarmene persino l’esistenza e poi – quando l’hard disk salta – addio fotografie. Perdute per sempre. Paradossalmente – almeno nel mio caso – ho ancora la scatola di latta delle foto dell’infanzia, ho ancora qualche album di fotografie dei miei 18 anni, ma dall’acquisto della prima macchina fotografica digitale, il nulla. Lo stesso vale per la musica e per tutto il resto. Ma se il mondo sprofondasse in un black-out, che fine farebbero tutti i nostri “beni digitali”?
Insomma, credo che il Ventunesimo secolo e il Terzo Millennio ci indichino una strada di ritorno a un rapporto di compenetrazione con la natura, di rispetto per i suoi equilibri – se non altro perché sono anche i nostri equilibri – e per i doni che ci elargisce da sempre. Credo che, man mano che ci addentriamo nel vivo di questo nuovo secolo, questa indicazione sarà sempre più chiara e precisa, e naturalmente non occorre voler vedere la cosa in termini astrologici per rendersi conto del fatto che ogni indicazione punta in questa stessa direzione evolutiva.
Già da tempo si ipotizza l’esistenza di un altro pianeta oltre Plutone. Se ne parla in termini astronomici, scientifici o astrofisici, ma a pochi viene in mente di chiedersi quale possa essere il suo valore simbolico nel linguaggio astrologico. Secondo me questo valore è proprio un (recuperato) senso del valore naturale delle cose, qual valore intrinseco e innato, che prescinde solo dalle cose in sé senza alcuna attribuzione convenzionale (e quindi fittizia) da parte dell’uomo. Per il momento mi fermo qui, ma il discorso è ancora molto lungo e lo riprenderò al più presto! 🙂
Con amore,
xxx
S*