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IL REGISTA DEL CANCRO: ALESSANDRO BLASETTI


Con il Cancro, entra in scena nello Zodiaco anche l’Acqua, l’elemento delle emozioni. Quella del Cancro infatti è l’acqua primigenia del sacco amniotico, che ci contiene e protegge prima di venire al mondo. E’ l’acqua che ci nutre attraverso le radici, i legami, gli affetti. Ecco perché nel lessico astrologico la casa, la famiglia, la patria, le tradizioni e, prima ancora, il senso di appartenenza sono tutti valori che ricadono sotto l’ombrello simbolico del Cancro. Per metterne bene a fuoco l’archetipo, dobbiamo pensare al senso materno. Da un lato, è l’istinto di protezione della mamma gatta, che se ne sta in disparte, timida e mansueta, a nutrire i suoi cuccioli. Pronta però a trasformarsi in una belva se qualcuno attenta alla loro incolumità. Ma il Cancro, ancor prima di proteggere le proprie creature, le mette al mondo. E’ infatti un segno “cardinale”, espressione di intraprendenza e spirito di iniziativa. Un’intraprendenza che si comprende fino in fondo solo pensando proprio alla “(pro)creazione”. Alla capacità cioè di tradurre il proprio mondo interiore in “opere” di senso compiuto, a partire dai figli fino ad arrivare ad ogni forma di creatività. Quindi è certamente attaccato alle radici, agli affetti, alle tradizioni. Ma ancor prima, ha una forte vocazione a crearne di nuove. A reinventarle affinché non siano retaggi di un tempo perduto (a proposito: anche Proust era Cancro), ma sappiano rinnovarsi insieme alla struttura che sostengono. Ecco perché per in rappresentanza del segno del Cancro ho scelto Alessandro Blasetti, apripista fino al punto da meritare per Tullio Kezich gli onori di “padre fondatore del moderno cinema italiano” (e, guarda caso, torna la genitorialità tipica del segno). Nazionalista al punto da esser considerato insieme a Camerini il massimo esponente del cinema di propaganda fascista. Ma allo stesso tempo capace di spaziare e sperimentare attraverso l’intero spettro dei generi, dall’epopea storica alla commedia sentimentale. Fino a “partorirne” di nuovi: il fantasy, ad esempio, ed il film ad episodi. E ancora: ha sperimentato per primo il sonoro nel 1930, il colore nel 1938, e sfidato il più grande tabù proponendo le prime nudità del cinema italiano nel 1941/42. Ma forse la sua creatività cancerina raggiunge l’apice nell’aver “dato vita” alla coppia artistica Loren-Mastroianni e nell’aver rilanciato Vittorio De Sica nei panni dell’attore brillante. Perché è proprio qui che si vede la vera intraprendenza del Cancro: nella capacità di tenere a battesimo realtà che hanno grandi orizzonti di vita davanti.

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