Il Cielo del Momento
LA PRIMA LUNA NUOVA D’ESTATE
Ma il Cancro è anche l’archetipo dell’amore e del senso di protezione verso ciò che amiamo – e di noi stessi innanzitutto – e per questo il ciclo lunare che inizia oggi ci spinge a prenderci più cura di noi stessi e delle nostre esigenze. A decifrare meglio i nostri bisogni, ad ascoltarci di più. A passare al setaccio ciò che facciamo chiedendoci se ci fa bene, se ci fa star bene, se soddisfi realmente una nostra esigenza o se lo facciamo solo per abitudine, o per aderire a ciò che gli altri si aspettano da noi. Ci porta a chiederci come ci prendiamo cura di noi stessi e degli altri: stimolandoci/li a dare il meglio oppure tarpandoci/gli le ali? Insomma, tanti temi possibili, tra i quali però secondo me ne spicca uno più importante di tutti, espresso dalla domanda: so fare da genitore a me stesso? So ascoltare i miei bisogni, fare le cose giuste per me, prendermi cura delle mie cose?
Come al solito poi per dare maggiore tridimensionalità alla Luna Nuova, andiamo a vedere cosa ci dicono i Simboli Sabiani, che sono 360 immagini simboliche (una per ciascun grado dello Zodiaco) elaborate negli Anni Venti del secolo scorso da Marc Edmund Jones (uno dei padri dell’astrologia moderna) insieme alla sensitiva statunitense Elsie Wheeler. Alcuni sono decisamente “criptici”, ma nel complesso possono rappresentare una guida e un’ispirazione interessante. Io li uso molto proprio nella lettura delle Fasi Lunari.
In questo caso, andiamo a lettere il simbolo associato al 7° grado del Cancro (il grado dove si congiungono il Sole e la Luna per dar vita alla Luna Nuova” e troviamo «UN GRUPPO DI CONIGLI VESTITI AVANZA IN UNA DIGNITOSA PARATA». Un simbolo interessante, che evoca immediatamente un tentativo di migliorarsi, di fare di più e superare quelli che possono essere i nostri limiti. Un tentativo di crescita spesso necessario a fare un salto di nelle nostre prospettive e nelle possibilità che ci sono offerte. Evoca un bisogno anche di fare cose diverse, di mettersi di più in mostra superando il timore del giudizio, e così via. A volte anche il tentativo di essere qualcosa di più di ciò che realmente siamo, ma questo può portarci poi a sentirci in affanno, a vivere in riserva di energie.
E allora questa Luna Nuova – che ha proprio il senso di riportarci a prenderci cura di noi stessi, dei nostri bisogni – ci spinge anche a non “strafare”, perché se da una parte c’è un detto che dice “Nihil impossibile volenti” (che suona un po’ come “volere è potere”), dall’altra ce n’è un altro quasi antitetico che dice “Nemo ad impossibilia tenetur”, nessuno deve sentirsi spinto a superare il limite delle proprie possibilità. Qual è la linea di confine tra questi due proverbi? Secondo me viene proprio dall’origine di questo desiderio di superarsi.
Se parliamo di un desiderio che viene da dentro, che rispecchia un desiderio profondo, sincero, allora con i giusti tempi e con i giusti modi vale che “niente è impossibile se lo vuoi”. Senza tirare il collo, senza sottoporsi a chissà quale stress, con i giusti tempi e modi. Al contrario, però, se è un’esigenza che viene dall’esterno, dal desiderio di soddisfare un’aspettative altrui, allora io penso di interpretare bene l’invito di questa Luna Nuova dicendo che nessun coniglio è tenuto a sfilare con abiti da parata, e che nessuno è tenuto a fare qualcosa che non si sente di fare.
Provate a riflettere su tutte le situazioni in cui fate più di quanto vi sentiate in grado di fare, con il risultato di vivere in affanno, di stare sempre un passo indietro al traguardo che si sposta alla vostra stessa velocità. Che ogni volta sembra di essere in pari, salvo poi ritrovarsi indietro sulla tabella di marcia. E questo invito, che vale per tutti i segni, lo rivolgo ancor più forte ai segni Cardinali (Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno) perché in questo caso ancor più forte può essere la sensazione di rincorrere un bersaglio che si sposta, e in molti casi potrebbe essere originata da un senso di insicurezza, da un senso di soggezione verso qualcuno, dalla paura di deludere un’aspettativa e, prima ancora, da una sensazione di non essere abbastanza. (continua)