Niente è come sembra, e lo Scorpione lo sa bene. Perché è sotto l’apparenza ferma e spesso rassicurante delle cose che scorre il magma della verità. Come un detective, la sua vocazione è cogliere le verità nascoste: scavare, approfondire, dubitare se occorre, per arrivare all’essenza. Anche i rapporti hanno senso solo quando sono profondi e assoluti (“o tutto, o niente”), depurati di tutto ciò che è apparenza, conformismo, facciata. Proprio come la Bilancia, appartiene alla seconda metà dello Zodiaco e si trova in opposizione al Toro, del quale rappresenta una declinazione un’ottava più in alto. Entrambi guardano alla sicurezza, ma se per il Toro conta quella materiale («nessuno tocchi le mie cose»), lo Scorpione è più attento a quella psicologica: «nessuno manipoli i miei pensieri». E’ sempre in allerta, per evitare che qualcuno tenti di manomettere la sua cassaforte interiore: se guardi nel buco della serratura per rubargli un segreto, aspettati che il suo occhio sia lì, pronto, prima del tuo. Ha un “radar” per fiutare bugie e mezze verità che talvolta rasenta il sesto senso. La sua fiducia si conquista a piccoli passi e, una volta tradita, non ci sono prove d’appello. Cercando un attore che esprimesse al meglio le qualità del segno, ho scelto Riccardo Scamarcio. Sicuramente per quella sua aura noir da “bello e tenebroso”, per quel suo sguardo magnetico che sembra indagarti dentro. Ma oltre a quest’aspetto, sono certamente “scorpioniche” l’intensità delle sue interpretazioni (in certi casi, letteralmente viscerali), la passione per la musica e le sue incursioni nella produzione cinematografica. Sia per la vocazione imprenditoriale del segno, sia perché per un carattere refrattario al potere (altrui) come lo Scorpione non è facile lasciarsi “dirigere”. Anzi, sorprende che non abbia ancora affrontato una prova da regista, tutt’altro che improbabile nel suo futuro professionale. E poi c’è un’altra qualità del segno: detesta il buonismo e le frasi di circostanza, mentre ama andare dritto al punto tirando fuori verità anche “scomode”.